Il Pinot Grigio Santa Margherita compie 60 anni: storia di un’icona

Compie 60 anni il Pinot Grigio Santa Margherita prodotto in Valdadige, vera e propria icona del Gruppo vinicolo di Fossalta di Portogruaro (VE) fondato nel 1935 dal conte Gaetano Marzotto. Un vino nuovo, elegante e moderno, che rivoluzionò il gusto e la percezione del vino bianco italiano nel mondo. Oggi è reperibile al supermercato, ma anche sugli scaffali di enoteche e carte dei vini di ristoranti di mezzo mondo.

Era la fine degli anni Cinquanta quando, in anticipo sulle future tendenze, il conte Gaetano Marzotto si mise alla ricerca di una nuova tipologia di vino che uscisse dal cliché, «capace di distinguersi per originalità, peculiarità sensoriali e forte richiamo al binomio vitigno-territorio».

Un vino, insomma, capace al contempo di favorire un approccio diverso al vino, diventando vero protagonista del convivio moderno. Il Conte e il suo team di enologi finirono così in Trentino Alto Adige, zona ritenuta ideale per la produzione di uve che contenessero il carattere fresco e fruttato con cui si desiderava caratterizzarne il profilo.

In particolare, l’attenzione ricadde in Valdadige, la Valle del fiume Adige. Un’areale che, ancora oggi, gode di una totale autonomia rispetto al più noto Pinot Grigio delle Venezie, certificata da una Doc “ad hoc”.

La vinificazione in bianco delle delicate uve Pinot Grigio, eliminando ogni contatto tra mosto e bucce, trasformò un vino dal colore ramato in un vino bianco brillante, elegante ed intenso, unico nel suo genere.

Così, nel 1961, il Pinot Grigio Santa Margherita faceva il suo debutto sul mercato italiano. Il favore del pubblico fu sorprendente quanto immediato. Abituata fino a quel momento a fare una semplice distinzione tra vini bianchi, rossi e rosati, l’Italia apprezzò fin da subito la straordinaria bevibilità e la fragranza di questo vino-novità, che si distingueva per un nuovo modo di interpretare non solo le uve Pinot Grigio ma anche il vino bianco in genere.

«Grazie al Pinot Grigio – evidenzia Santa Margherita in una nota – si diede avvio a un cambiamento radicale nelle abitudini di consumo, dal vino-alimento al vino-piacere. Il processo favorì la democratizzazione del vino, permettendo a nuovi consumatori, come le donne, di avvicinarsi a questo mondo, scommettendo su un pubblico che nelle decadi a seguire avrebbe giocato un ruolo sempre più determinante nelle scelte di acquisto».

In questo senso il Pinot Grigio Santa Margherita è una vera e propria icona: il primo, originale apripista che ha saputo conquistare il favore dei consumatori, parlando di futuro e innovazione.

Lo strepitoso successo lasciava intravedere ottime opportunità anche oltreconfine, dove venne sapientemente esportato a partire dagli anni ’70. Il nuovo bianco dimostrò al mondo intero che l’Italia poteva offrire vini appetitosi, perfettamente coerenti con l’evoluzione delle società e del gusto moderno.

Un’evoluzione che prosegue anche oggi, con la particolare attenzione del Gruppo Santa Margherita al “chilometro zero“. La produzione di oltre il 90% delle bottiglie nella vetreria a pochi passi dalla cantina si affianca al programma di “carbon neutrality” che certifica da sette anni l’azzeramento dell’impronta di carbonio di quasi 2 milioni di bottiglie di Pinot Grigio prodotte annualmente.

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